Care poschiavine e cari poschiavini,

charas Svizras e chars Svizzers,

liebe Mitmenschen von nah und fern,

oggi festeggiamo la nostra patria.

Aber für einmal gefällt mir das deutsche Wort besser als das italienische, weil es ohne patriarchale Etymologie auskommt: wir feiern unsere Heimat. «Heimat» vuole dire patria ma anche casa.

A prima vista il concetto è semplice. Ma a un secondo sguardo la questione diventa più complicata se ci chiediamo cosa sia esattamente questa casa comune che chiamiamo anche patria.

Comincio con ciò che è evidente. La nostra casa comune è il pianeta Terra. Che ci piaccia o no, il destino ci ha dato questo pianeta, che a volte ci sembra immensamente grande. Per esempio quando siamo in montagna e realizziamo che dietro a ogni orizzonte c’è una altro orizzonte e poi un altro ancora.

Ogni tanto però il nostro pianeta ci sembra piccolissimo. Per esempio quando lo vediamo su una foto scattata dal telescopio spaziale James Webb. Il pianeta sembra anche piccolo quando ci rendiamo conto di quanto le nostre realtà e le nostre vite siano strettamente connesse con tutto il resto del mondo.

Quanto può essere devastante un piccolo incidente per tutta la popolazione del pianeta l’abbiamo vissuto con la pandemia. Un agente patogeno virale, che salta su un ospite umano in un mercato cinese di cui non conoscevamo l’esistenza, ha letteralmente stravolto la vita di tutte e tutti in tutte le parti del pianeta.

La pandemia, ma anche la sempre più evidente crisi climatica, le congiunture dell’economia globale, le terribili guerre e i conflitti geopolitici: ormai abbiamo capito che facciamo parte di una sola comunità e che abbiamo un destino unico su questo pianeta. Ciò che succede là può avere un impatto e cambiare tutto qua.

Ma voglio correggermi: per la seconda volta mi è sfuggita la parola destino. Non credo nell’immutabilità delle condizioni. Almeno di quelle umane. Abbiamo il potere di cambiarle. Questo è il cuore di ogni convinzione democratica. Quindi meglio dire: la nostra casa è anche la comunità globale.

La risposta alla domanda cosa sia la nostra patria, la nostra casa comune, va ampliata. Essa non va intesa solo geograficamente, ma anche idealmente. Non chiediamoci solo: in quale mondo siamo di casa? Ma piuttosto: in quali valori ci sentiamo a casa?

Con la festa nazionale svizzera non festeggiamo semplicemente il nostro paese come terriorio geografico. Non festeggiamo semplicemente degli eventi storici o una mitologia nazionale. Festeggiamo i nostri valori democratici.

Ma non vogliamo mitologizzare neanche questo. La democrazia che vogliamo e possiamo celebrare qui in Svizzera non è perfetta. Fino a mezzo secolo fa escludeva le donne. E ancora oggi, almeno secondo me, esclude troppe persone che vivono, lavorano e pagano le tasse. Un quarto della nostra popolazione adulta permanente non ha la cittadinanza e quindi non ha ancora voce in capitolo. Questo dal mio punto di vista è un deficit democratico evidente.

Ma l’idea della democrazia, la forza liberatrice della partecipazione, i diritti delle persone, dei cantoni, dei comuni, delle minoranze linguistiche, le nostre libertà fondamentali garantite dalla Convenzione europea per i diritti umani e il nostro stato di diritto indipendente – tutto ciò è un’enorme conquista. Una conquista che unisce tutte e tutti coloro che nel mondo si impegnano per la libertà, per l’autodeterminazione e per i diritti umani.

Se la nostra casa, la nostra patria ideale e valoriale è la democrazia, abbiamo un’ampia patria che si estende oltre i confini del nostro territorio. Ma questa casa, che tutti noi possiamo plasmare insieme come liberi e uguali, è in pericolo.

È in pericolo a causa dei guerrafondai, degli autocrati e dei demagoghi di questo mondo. La guerra contro l’Ucraina e la sua democrazia, la soppressione della democrazia e della libertà in tante parti del mondo, il pericolo di Trump alle porte di Washington, la disinformazione e l’intolleranza presenti in troppi paesi e in troppe comunità sono veramente una minaccia.

Wo die Demokratie, Menschenrechte, Frieden und Freiheit unter Beschuss geraten, erhält die Frage nach der Heimat eine ganz neue, eine brutale Dringlichkeit. Die wunderbare Heimat-Definition von alt Bundesrat Willi Ritschard, wonach Heimat da ist, wo man keine Angst zu haben braucht, wird für zu viele Menschen in Frage gestellt.

Che cosa vuole dire avere paura nella propria casa, nella propria patria ce lo possono raccontare delle nostre concittadine e dei nostri concittadini, i nostri vicini qui nelle nostre vallate, nei nostri paesi di montagna. Per esempio in Mesolcina, in Ticino e in Vallese dove delle persone hanno perso familiari, amici, le loro case, le loro infrastrutture o i loro averi a causa del maltempo a fine giugno e inizio luglio. E qui a Poschiavo vive ancora la memoria dell’alluvione del 1987. Purtroppo con il cambiamento climatico questi rischi naturali aumenteranno. Ma la nostra comunità può affrontarli con solidarietà. Sia nel finanziamento della prevenzione, sia negli aiuti quando succedono le catastrofi. Come fu per Poschiavo 37 anni fa e com’è adesso per i territori toccati.

Allo stesso tempo non dobbiamo dimenticarci che tra di noi vivono tante persone che hanno dovuto lasciare la loro casa e la loro patria perché non era sicura per motivi politici. Per esempio le donne ucraine fuggite dalle bombe di Putin. O le donne afghane scappate dalla persecuzione dei talebani. O le comunità curde e le persone turche fuggite dalla repressione di Erdogan. E poi ci sono persone per cui è quasi impossibile arrivare in Europa come le donne, gli uomini e i bambini di Gaza, del Sudan, dello Yemen o del Myanmar.

Loro ci ricordano il nostro privilegio di vivere in una patria libera e sicura in cui non bisogna avere paura dei potenti. E ci ricordano le lezioni storiche più importanti. Che anche la pace e la libertà si costruiscono con la cooperazione e con la solidarietà.
Senza solidarità non può esistere una patria degna. Dopo la fine della seconda guerra mondiale, l’Europa si è resa conto che singoli stati nazionali o imperi in competizione o addirittura in guerra non sono garanzia di pace, prosperità e progresso per le proprie popolazioni.

Darum hat die europäische Integration den Heimatbegriff vieler Europäerinnen und Europäer erweitert. Und weil diese europäische Einigung eben eine Absage an imperiale Alleingänge und autokratische Gelüste ist, ist sie Diktatoren wie Putin ein so grosser Dorn im Auge.

Lo dico qui a Poschiavo dove è incontestabile che un confine chiuso farebbe crollare il funzionamento dell’economia e della vita pubblica in pochissimo tempo. Voi qui in valle vivete l’Europa integrata della libera circolazione delle persone tutti i giorni. E lo dico sapendo benissimo che è un tema politico caldo e controverso. Da democratico rispetto che una chiara maggioranza delle svizzere e degli svizzeri non voglia aderire all’Unione Europea. Ma so anche che la stragrande maggioranza della nostra popolazione non vuole tornare indietro in un’Europa in cui ci si chiude, ci si disprezza e ci si combatte. È per questo che una maggioranza desidera una Svizzera che pertecipi almeno in certi settori all’integrazione europea tramite i contratti bilaterali.

L’integrazione europea è il risultato della più importante lezione della storia che vale per tutti i popoli: la propria patria può sopravvivere e avere un buon futuro se è compatibile con altre patrie.

Cosa è allora la nostra casa comune, la nostra patria?

La comunità globale, l’idea della democrazia, la solidarietà, l’Europa e naturalmente: la Svizzera!

Questo bellissimo paese muliticulturale, federale, democratico che riesce a far convivere tradizione e innovazione, apertura e protezione, successo e solidarietà, libertà e coesione. Possiamo veramente essere patriote e patrioti, care Svizzere e cari Svizzeri. Non solo il 1° agosto.

Ma dobbiamo fare in modo che il nostro patriottismo non si trasformi mai in nazionalismo. L’orgoglio per le proprie origini non deve mai prendere le sembianze di un’illusione di superiorità. Perchè sappiamo che la nostra casa comune – la nostra «Heimat » – va oltre i confini della Svizzera. Perchè sappiamo che i valori della democrazia, della libertà e della solidarietà sono universali.

Ciò di cui abbiamo bisogno è un amore per la nostra casa comune che unisca le persone invece di metterle l’una contro l’altra. Un patriottismo che guardi al futuro invece che al passato. Che ci spinga a lavorare per una Svizzera migliore per tutte e tutti.

So, nun habe ich in Bezug auf die Heimat vor allem über die grossen ideellen und politischen Zusammenhänge gesprochen. Und ich kann es niemandem verübeln, der sagt: Moment, Heimat ist doch viel intimer. Heimat ist regional, lokal, familiär. Das stimmt. Denn Heimat ist eben vielschichtig. Genauso wie Identität.

Per me i Grigioni sono patria. E non lo dico perchè quest’anno festeggiamo i 500 anni dell’Libero Stato delle Tre Leghe. Sono convinto che appartenere alla Svizzera moderna sia un progresso per il nostro territorio e non voglio romanticizzare il passato indipendente. Per me i Grigioni sono patria per la nostra cultura variegata, le nostre tre lingue, la nostra natura fantastica. Una patria che voglio proteggere e curare. Anche proteggere la nostra natura e il nostro clima è un atto patriottico! Coltivare la nostra cultura e utilizzare e promuovere le nostre lingue sono atti d’amore per la nostra comunità. Come lo sono difendere gli ideali universali dei diritti umani e una Svizzera aperta al mondo.

Ma allora cos’è la patria? Cos’è la nostra casa comune? Was ist Heimat?

Detto in una frase: La nostra casa comune, la nostra patria, è ciò che ne facciamo. Questo è il concetto di una comunità veramente democratica di persone libere e uguali.

Unsere Heimat ist, was wir aus unserer Heimat machen.

Grazie Poschiavo! Per l’invito, per l’attenzione e per la bella festa.

Buon 1° agosto a tutte e tutti!

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